martedì 13 settembre 2011

Winnetou

Museo Karl May a Radebeul, nei pressi di Dresda

Siamo nella prima metà degli anni sessanta. Lo zio Paolo aveva regalato al bambino un libro che per molti anni sarebbe stato l'unico in lingua italiana in suo possesso. Il capitolo che preferiva era quello sulla vita del capo Apache Cochise che, come il bambino sapeva, era un personaggio realmente esistito. Ne aveva parlato pieno di entusiasmo a un amico, il quale gli aveva fatto vedere un fumetto a puntate sul giornalino tedesco "Fix und Foxi" che raccontava le vicissitudini di Winnetou, altro capo Apache, che però era nato dalla fantasia dello scrittore Karl May. Anche se costui aveva sempre sostenuto di averlo veramente conosciuto, risultava oramai più che ovvio che ciò non potesse essere vero. Il bambino in un primo momento disprezzò quel personaggio fasullo, ma il fumetto era ben fatto e ben presto cominciò a interessarsene.

Sono le nove passate. Sotto le coperte, alla luce della sua torcia elettrica, il bambino non riesce a smettere di leggere nel romanzo Winnetou I che il suo padrino gli ha regalato. Fa fatica a capire tutto, anche perché la sua padronanza del tedesco non è ancora perfetta, però impara in fretta. Il fratellino dorme nel letto accanto, ma sembra non accorgersi di nulla. Quante emozioni gli fa provare questa lettura, quante ispirazioni ne trae! E quante contraddizioni deve imparare a gestire.

In seguito il padrino, e dopo la sua scomparsa la moglie, continueranno per parecchi anni a regalargli libri, aiutandolo così non poco a riuscire a scuola.

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